Come in precedenza annunciato, lo scorso settembre Loriano ha partecipato al Festivaletteratura di Mantova che, nell’edizione di quest’anno di grazia 2017, ha avuto ancora maggior successo degli anni precedenti, con una grande partecipazione di pubblico attento e competente.
Nonostante i 6 euro di biglietto necessari per accedere, lo spazio incontri allestito in piazza era gremito di persone che volevano asc
oltare Loriano e la sua presentazione del libro “Uno sterminio di stelle – Sarti Antonio e il mondo disotto” (Mondadori, 2017) e non sono rimasti delusi. Non potendolo fare personalmente, Loriano approfitta per ringraziare tutti loro per l’affetto che gli hanno dimostrato ancora una volta. Grazie all’amico Mauro Cereda della Cisl è stata realizzata un’intervista che potrete vedere nel video qui sotto.
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Guccini, Macchiavelli e Fois al teatro Manzoni Bologna
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
Evento in collaborazione con Librerie.coop Ambasciatori.
L’Archivista. Sprezzante come sempre, è in libreria.
Poli Ugo, archivista della Questura di Bologna, vice ispettore aggiunto, è tornato.
Ma dove ?
In libreria.
Quello che archiviava ancora a mano le pratiche dei colleghi ?
Sì, lui e sì, a mano. Perché nell’81 di computer ancora non si parlava e il cellulare era solo quello con 4 ruote, il volante, la porta con le sbarre e il catenaccio.
Poli Ugo, ma sì, dai, mi ricordo benissimo, quello che i colleghi chiamavano “lo zoppo”. Ma prega che non sentisse, sennò… dava di matto e ti spaccava la zanetta in testa.
Chi segue questo sito sa chi è, lo ha conosciuto grazie al romanzo L’archivista, Giallo Mondadori n.1717 – 1982. Lo conosce e non lo dimentica neanche chi ha visto il film dal medesimo titolo, quel L’archivista girato per la regia di Guido Ferrarini, interpretato da Flavio Bucci e trasmesso su RAI UNO nell’88.
Vero, vero. Ne parlavamo giusto nel post precedente.
Ohi, è vero sì, quel Poli Ugo… Che bestia ! E mentre dico così chiedo scusa alle bestie. Lo ritroviamo anche nelle pagine di Sarti Antonio e il malato immaginario, con le illustrazioni di Magnus, nientemeno.
Un personaggio odioso, sprezzante, cinico e cattivo, ma sul serio, mica quei burattini di Hollywood.
Chi ha detto malevolo ? Esatto !
Poli Ugo vede la luce nel 1981. E ha un passato pesante, alle spalle. Non è colpa di Macchiavelli. I tempi erano quelli che erano, c’era stata la bomba in stazione e la fine delle pie illusioni di una Bologna da cartolina. Oggi i tempi sono maturi per farlo tornare. Tornano l’egoismo, la misoginia e la misantropia, la crudeltà e la supponenza di un sicuramente bravo investigatore, per carità. Fu relegato a gestire l’archivio dopo un incidente con l’auto di servizio. Stava facendo la scorta a un politico, pare. Uno di quelli che allora contava. E per un bel po’ d’anni. Fu lì che ci rimise la gamba. Incidente dai contorni poco chiari. Anzi, chiari per niente. Ma certe cose vanno così. Relegato da quel fetente di Raimondi èverocomesidice Cesare, il superiore di Sarti Antonio, a fare il burocrate , invece dell’investigatore. Lo hanno fatto incazzare del tutto. Non che fosse una pasta d’uomo neanche prima.
Ti dico l’ultima: l’editore non lo voleva stampare quel romanzo. Un poliziotto troppo fascista, non va mica bene. No, no, non se ne parla, dissero alla Garzanti. Poi ci furono la Uno Bianca e i fatti di Genova, la Diaz. E dovettero dar ragione a Macchiavelli.
Ben, come al solito: ma cos’ha, lui lì, Loriano, una sfera di cristallo, in casa? Comunque, che personaggio, quel Poli Ugo lo zoppo. Le inchieste prima o poi passano tutte dalle sue mani. Ovvio: è lui l’archivista. Così, se gli arriva un caso insoluto che lo ispira, ne approfitta per indagare da sé. Trovata a modo suo la soluzione, archivia.
Come, archivia ?
Sì, bada, risolve i casi e non dice niente a nessuno, né ai colleghi né ai superiori !
Che soggetto. E quando dico a modo suo, quale sia il modo meglio non farlo sapere in giro, te lo dico io.
Hai ragione: una bestia.
Come diceva pure ? “Vogliono che archivi ? E io archivio !!”
Sì, sì, è vero ! Indimenticabile.
Poi alla direzione della collana Mondadori arrivò Oreste del Buono, lesse il romanzo e lo pubblicò: Anzi, disse al Macchia: Questo personaggio farà strada. L’unica volta che l’OdB si sbagliò.
Ma non è detta l’ultima parola…
Per chi se lo fosse perso, c’è rimedio. Basta andare in libreria, oppure ordinare via internet. Trovata la ristampa de L’archivista – 31 maggio 2016 – Einaudi, collana Stile Libero BIG – ancora calda e profumata di rotolito la compra, la porta a casa, la legge e stupisce. Effetto garantito.
Ancora perplessi ? Benissimo, c’è la postfazione al libro dello scrittore e giornalista Tommaso De Lorenzis; in confidenza, l’han messa nelle pagine del blog Giap! dei Wu Ming. La presenta Wu Ming 4 e si intitola Il ritorno de “L’archivista”.
Cliccato sul link ? Visto ? Sì, lo so che letta prima del libro diventa una prefazione ! E ancora non ci credete ? “Figuriamoci!” direbbe lo zoppo. Allora non vi resta che constatare di persona. Mano al libro, dunque.
Si ricomincia. Dagli anni ’80. Da dove, sennò ?
Vero. In fondo è da là che veniamo.
Sgumbei2011
PER UMBERTO ECO
Lo celebrano tutti: accade quando si muore. Di lui ho anch’io un modesto aneddoto. Lo conobbi alla Cineteca comunale quando la frequentava per i suoi studi, lui giovane e io di due anni più giovane di lui. Lo incontrai molto tempo dopo, lui era UMBERTO ECO e io il solito di sempre, in occasione della stampa del mio romanzo La rosa e il suo doppio. L’editore de Il nome della rosa non mi concedeva la liberatoria per alcuni personaggi del mio romanzo, rubati al romanzo di Eco. Andai a trovare il professore al Dams (allora in via Guerrazzi) e gli chiesi di intercedere presso Bompiani. Avevo con me il manoscritto e glielo volevo dare in lettura. Mi rispose, serio, che non aveva né tempo né voglia di farlo. Poi, forse vedendo la mia espressione (allora mi accendevo con poco), mi sorrise e aggiunse: “Non ce n’è bisogno, conosco i suoi lavori e mi fido. Mi dirà qualcosa mentre andiamo alla stazione. Non voglio perdere il treno.”
Da via Guerrazzi alla stazione quasi di corsa. Andava come un treno. Non sapevo che altro raccontargli e mi aiutò. “Come mai le è venuto in mente di usare il mio romanzo per scrivere il suo?”
“Ho messo in pratica quello che lei fa dire a Guglielmo da Baskerville a pagina 319, primo capoverso…”
“E cosa gli faccio dire?”
“I libri non son fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuol dire… Con quelle parole lei ha scoperto le carte e io ne ho approfittato per scrivere i risultati della mia…” e stavo per aggiungere indagine, ma mi interruppe di nuovo. “Basta così, ho capito.”
“Faccia buon viaggio, professore.”
“Faccio sempre buon viaggio” e sparì, inghiottito da un atrio della stazione pieno di viaggiatori. Rimasi a guardare la gente che entrava e usciva, ansimando.
Una settimana dopo mi arrivò la liberatoria della Bompiani. Tono della lettera sostenuto e la sostanza era: “Se fosse per noi, il suo romanzo non vedrebbe mai la stampa, ma il Professore…”.
Grazie per allora, Umberto. E scusa la confidenza di oggi.
Il “pensiero nuovo” di Loriano Macchiavelli

Ieri, 21 maggio, su Repubblica.it Bologna, nelle pagine dedicate alla letteratura è apparso un articolo a firma Alberto Sebastiani. Nella sezione “Lezione Magistrale”, si parla di un mio intervento di ier l’altro, martedì 20 maggio, all’Università di Bologna.
Poiché l’articolo rende conto di cose cui tengo particolarmente ed essere chiamati ad esporle in una Università come quella di Bologna, per giunta, mi inorgoglisce anche un poco, vi segnalo la presenza dell’articolo.
L’articolo citato lo trovate facendo click qui sotto: