La rosa e il suo doppio
Nel 1987 esce un lavoro del tutto particolare, a mezza via tra incoscienza e arrogante consapevolezza dei propri mezzi, Loriano Macchiavelli si lancia nell’analisi logica delle criminose vicende narrate dal professor Umberto Eco ne “Il nome della rosa” (Bompiani, 1980). Lo fa da esperto di indagini e delitti, supportato da ormai 13 anni di successi nel settore. Si lancia contro i mulini a vento della casa editrice Bompiani e dei probabili strali della critica (stravolgere e mettere in dubbio il Sacro Testo dell’insigne filosofo, semiologo, saggista, accademico dell’Università di Bologna ? Cos’è, matto ?).
Ma lo fa.
Confortato da inequivocabili indizi e da mezze ammissioni dello stesso Umberto
Lo fa con l’aiuto di Sean Connery, l’attore che ha magistralmente interpretato per il cinema il personaggio principale del film tratto dall’opera letteraria di Umberto Eco. Lo fa e viene capito e apprezzato: tra le edizioni in lingua estera si conta anche una bella versione in giapponese. Lo fa con una simpatica dose di ribalderia: si veda la foto del risguardo di copertina, dove Macchiavelli si presenta nelle vesti di monaco incappucciato e – lente alla mano – scruta le pagine del libro sotto accusa. L’espessione, tra ghigno di soddisfazione e occhio vispo di chi ha capito tutto, rende la foto un piccolo capolavoro a sè.
f.z.
Di seguito il retro di copertina del libro “La rosa e il suo doppio” (Cappelli, 1987).
_______________________________________________________________
Caro Umberto Eco,
ho letto con molta attenzione il suo romanzo «Il nome della rosa», e sono arrivato alla conclusione che l’assassino indicato da Lei, Jorge, non è il vero responsabile.
Ho infatti trovato nel romanzo una grande quantità di indizi che rinviano con precisione su una diversa pista.
Anche Sean Connery, il personaggio principale del film tratto dal suo romanzo, mi è stato di grande aiuto nelle mie indagini, il cui risultato è il presente libro. A questo proposito sento di potere dire: «Ecco… finalmente scoperchiato il nido di serpenti», come Guglielmo da Baskerville e con più diritto di lui.
Suo
Loriano Macchiavelli
________________________________________________________________
«E allora scoperchiate questo nido di serpenti…» grida Aymaro da Alessandria a Guglielmo da Baskerville a pagina 132 de Il nome della rosa (Umberto Eco – X edizione, I Grandi Tascabili -gennaio 1986). Ma Guglielmo non scoperchia nulla e lo fa Loriano Macchiavelli con questo romanzo. A oltre otto anni dall’uscita del romanzo di Eco.
Fin dalla prima lettura de Il nome della rosa Loriano Macchiavelli non riesce a «credere» il povero vecchio e demente Jorge responsabile, diretto o indiretto, degli omicidi che tormentano l’Abbazia medioevale del professor Eco: gli indizi portano a un altro assassino, chiaro, evidente, a portata di mano. Allora perché non lo ha indicato il professor Eco? Lui non risponderà mai.
Ecco allora la soluzione vera dei misteri contenuti nel suo romanzo; ecco scoperchiato il nido di serpenti; ecco cosa sta dietro i polpastrelli neri; ecco l’assassino che il professor Eco ha coperto (di proposito o inconsciamente?). «Il meccanismo degli omicidi di questa storia si sviluppa come il filetto di una vite senza fine. Si avvita, si avvita e non si stringe mai, se pure, guardando solo il procedere del filetto, resta l’illusione del procedere. In verità non si guadagna un millimetro».
Io l’ho letto il libro. E’ molto dettagliato, si vede che Machiavelli ha letto con molta attenzione, quasi maniacale, il testo di Eco cercando in tutte le maniere di ribaltarlo e darci una “sua” soluzione del mistero. Devo dire però che secondo me non ci riesce. La storia è confusa, mischia in maniera quasi incomprensibile in certi punti gli eventi del romanzo di Eco con quelli del film (che ne tradiva in molti momenti la trama, anche per ragioni puramente di durata), utilizza i due protagonisti nel loro ruolo di interpreti, Sean Connery e Christian Slater, mischiandoli ai loro personaggi e giungendo infine ad una risposta decisamente surreale e insoddisfacente sia per gli amanti del giallo, che tanto meno i fan del romanzo di Eco. Un’opera decisamente troppo ambiziosa per le capacità di buon narratore (ma niente di più) del suo autore. Forse il risultato sarebbe stato diverso se Machiavelli avesse semplicemente “riscritto” la storia del romanzo, secondo le sue convinzioni, rimanendo confinato nell’epoca originale, senza quell’assurdo miscuglio tra passato (del romanzo) e presente (del film), che alla fine non riesce ad essere; come suol dirsi, né carne né pesce.
Ho semplicemente cercato di seguire il consiglio di Umberto Eco contenuto nelle postille a Il nome della rosa: “i romanzi sono fatti per essere indagati”. Non ho voluto gareggiare con Eco, conosco bene i miei limiti e cerco di capire quelli degli altri.
Se avessi riscritto, come mi consiglia lei, il romanzo di Eco, mi sarei dovuto fare i conti con il suo romanzo. Così faccio i conti con me stesso e con i lettori ad alcuni dei quali, ovviamente, il mio romanzo è piaciuto e ad altri no. Succede a chi scrive.
Grazie per il “buon narratore (ma niente di più)”. Mi basta. Continui a leggere e a indagare i romanzi che legge.
loriano
Innanzitutto vorrei dire che con il mio “buon narratore (ma niente di più)” non intendevo assolutamente offenderla, ma semplicemente dare una valutazione obiettiva, e personale ovviamente, del suo lavoro in generale. Io ho letto molti suoi libri, apprezzandola come scrittore di gialli (e mi creda non è facile soddisfarmi, sappia che in Italia solo lei e De Giovanni, tra gli scrittori di oggi, riscuotete il mio gradimento nel genere poliziesco) e avevo preso questo in particolare perché ero molto incuriosito da come lei avesse affrontato un argomento così complesso, dato che mi sembrava un po’ fuori dalle sue corde. E’ inutile stia a ripetere quello che ho già scritto in precedenza, dato che non ho intenzione di edulcorare il mio giudizio. Resto dell’avviso che, pur senza entrare in gara con Eco, si poteva ri-raccontare la storia con gli indizi che lei ha elencato nel finale del libro, addirittura con tanto di rimandi alle pagine del testo originale, ed evitare quel miscuglio, che per me resta confuso e confondente, con il film e i suoi interpreti, e che è il vero limite del libro. Grazie comunque della risposta e della sua attenzione.
Caro Antonino, prima di tutto la ringrazio per essere un mio lettore e soprattutto un lettore critico. Sappia che mi sono assolutamente offeso. Sono uno scrittore e dal momento che immagino e scrivo il primo capoverso di un romanzo (o di un racconto) so a cosa andrò incontro. Il mio romanzo sul romanzo di Eco non vuole essere una competizione, ma un tentativo di utilizzare più di uno strumento narrativo. Come tentativo mi auguro sia stata apprezzata da qualcuno. A me basta. Tant’è vero che non lo ristamperò, nonostante Einaudi me lo abbia chiesto più volte.
Continui a leggermi e, se me lo merito, ad apprezzarmi.
Un saluto da
loriano