FAKE NEWS

ovvero
BREVE STORIA DI UNA PAROLA CADUTA IN DISUSO.
In principio era la BUGIA. Esempio: “Non raccontar bugie.”
Non sembrandoci sufficiente per esprimere il concetto, siamo passati dalla bugia alla BALLA. Esempio: “Mi hai raccontato una balla.”
Quando la balla appena ascoltata era troppo per essere compiutamente espressa, abbiamo inventato la STRONZATA. Esempio: “Questa è proprio una stronzata.”
Dalla stronzata alla CAZZATA è stata una passeggiata. E ci è sembrato il massimo. Raccontare cazzate è diventato normale per tutti.
A questo punto è arrivata la FAKE NEWS. Sono convinto che per la prima volta sia apparsa su un qualche giornale importante, colto e raffinato. Fate conto la Repubblica. E il giornalista che l’ha scritta, un inviato speciale altrettanto importante, colto e raffinato. Fare conto un Rampini.
Il fatto è che adesso, con la fake news, non sembra neppure che si tratti dell’antica, quasi sempre innocua bugia.
Sentite: “Questa notizia è una fake news” e “Questa notizia è una cazzata” e, quand’era proprio troppo: “Questa notizia è un gran cazzata.”
Non c’è confronto.
Sarà perché appartengo ormai a un’altra epoca, ma sono e rimango con la vecchia, efficace, indiscutibile, inequivocabile STRONZATA e lascio la fake news ai raffinati che vengono dalla patria della democrazia con il muro per difenderla dagli sporchi, brutti e cattivi che stanno all’altra parte mentre di qua ci siamo noi, belli, puliti (una o due docce al giorno, tanto abbiamo l’acqua e se non l’abbiamo la prendiamo dov’è) e buoni.
A proposito di muri, breve digressione sul tema fake news. Il muro di Berlino era e resterà in eterno una vergogna e un delitto contro l’umanità. E il nuovo che costruiranno ?
Chi vivrà, vedrà.
Spero di esserci anch’io, fra questi.

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6 commenti su “FAKE NEWS”

  1. I quattro commenti che precedono (tralascio la mia risposta al signor Giugni) significano che non a tutti il problema del linguaggio è indifferente. Mi fa piacere.
    loriano

  2. E vogliamo anche parlare di come i nostri mezzibusti televisivi ( e non soltanto loro ) nel parlare ad esempio di Carla Bruni ( moglie di Sarkozy ) pronuncino il nome con l’accento sulla A finale proprio come fanno i francesi : Carlá ! O quando nel citare la parola ” media ” ( parlando di.mass media ) la si sente pronunciare in inglese …dimentando che MEDIA é una parola latina e che non si pronuncia MIDIA!

  3. Dalle mie parti bugie balle o stronzate vengono dette PUTTANATE. (scusate la volgarità) La puttanata veniva o viene ancora raccontata per celare qualche altro interesse di qualsiasi genere, come la attuali FAKE NEWS .. La puttanata spesso aveva un’innocenza tale da far ridere chi ascoltava o leggeva e in una piccola città di provincia ci poteva anche stare. Le loro FAKE NEWS globalizzate oggi non hanno nulla di innocente non ci possono più stare e soprattutto fanno piangere…. aspetto il prossimo Sarti Antonio annunciato … mauro di Ascoli

  4. Caro Loriano,
    Lei ha toccato come al solito un nervo scoperto di parte chiassosa della nostra società, fondata sui social ma sempre schiacciata sull’imperante e provincialissima esterofilia, endemica del nostro paese. Chiamarle Fake News invece che bugie o in modo più che sacrosanto “stronzate”, fa sentire chi usa quel falso neologismo (nel mondo anglosassone è usato da sempre) più autorevole e degno di attenzione, perché si rivolge ad un pubblico che si vuol sentire autorevole – con quei commenti grondanti SACCENTE IGNORANZA con cui ammorbano l’etere informatico – quando poi quello stesso pubblico è sempre più manipolato. Come sempre, come da copione. Se utilizzassi un termine caro all’intellighenzia di qualche decennio fa, direi trattarsi di un termine “à la page” e subito mi scuso per l’uso del termine estero, concedendo un breve sussulto erotizzante alla vecchia categoria di intellettuali ormai cerebralmente defunti, cui rivolgo oggi un pensiero di tenera e rinnovata commiserazione. Archeologia social. Sono stati sostituiti in peggio dai nuovi genii del vuoto pneumatico cerebrale che attraversa gli opinionisti d’oggi, che ancor più di un tempo guardano al dito anziché alla luna. E se ne compiacciono pure! Il loro smarrimento è tale che siamo alla doppia regressione darwiniana, neppure da Homo Sapiens a Neanderthal, siamo già saltati a pié pari sul cercopiteco. Con tutto il rispetto per il primate.
    In quel vertiginoso vuoto, quella parola esotica li ancòra alle loro “certezze”, in realtà li condanna alla loro miseria. La certezza di essere dalla parte giusta della Storia e di fornirle un contributo essenziale.
    Un vecchio saggio, tal Freak Antoni da Bologna diceva: “Si dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare”. Gli utilizzatori del termine “fake news” sono dotati di pale meccaniche di inusitata potenza (leggasi: accesso ai social).
    Troppa potenza nelle mani sbagliate, estremamente pericolosa.
    Mi rifaccio alla Sua digressione sul muro di Berlino e a quello, nuovo, e purtroppo non pare essere una balla, che vuole ad ogni costo il proprietario del riporto tricologico più potente della storia, di non lontana origine tetesca (allora è un vizio…).
    Ci insegna che oggi più che mai quello che importa è essere SENZA VERGOGNA. E – peggio – imporre la propria miseranda condizione di inadeguatezza a qualunque costo. C’è un’emergenza nazionale in corso da moltissimi anni, negli USA – voluta per denaro dalla lobby delle armi – ma il problema sono al solito quelli che fai apparire diversi. Quindi, automaticamente e per dogma divino, NEMICI. Trovati un nemico esterno e trionferai in casa. Specialmente se essendo miserabili, quei “nemici” non sono in grado di difendersi. Insomma, come campare felici su enormi …stronzate.

    1. Caro Gino, il suo commento al mio intervento sulle fake news mi conforta e rassicura. Mi stavo giusto chiedendo a chi potesse mai interessare il mio parere sulla bugia. Almeno a una persona, mi sono risposto dopo aver letto il suo intervento. Che considero come completamento al mio. Infatti lei ha toccato gli argomenti che avrei voluto venissero a galla. Con una precisazione: non ce l’ho con le parole straniere, ma questa delle fake news mi ha fatto capire (ma non ce n’era bisogno) di come queste vengano usate specialmente quando si vuole imbrogliare le carte. Come accadde per il famoso e famigerato Jobs acts che avrebbe dovuto significare “piano per il lavoro” ma potrebbe voler dire anche “atto o documento o legge per colpire con qualcosa di appuntito o strappare con morso o pungere…” Insomma qualsiasi cosa per fregare il prossimo.
      Grazie per occuparsi del mio lavoro.
      loriano

      1. Caro Loriano,
        nemmeno io ce l’ho con le parole straniere, a meno che non le se usi a sproposito, ad esempio per intimorire se non imbrogliare l’interlocutore, come accade spesso nel mondo della finanza. E pure nella politica, che ha tentato (penosamente ma pervicacemente con Renzi, ad esempio, come da Lei sopra citato) di darcela a bere sostituendo semplicemente con i termini stranieri il classico “politichese” di una volta. Garanzia di modernità e di cambiamento! Come no. Spassosi poi quei suoi giochetti di parole da mentalista della domenica. Eoni fa. Non che, usciti dalla padella, sulla brace noi si stia più confortevolmente.
        Sono poi convinto che il pubblico che La segue sia fin troppo garbato, magari legga e condivida ciò che Lei scrive nei propri pensieri ma evita di dare aria ai denti, come si dice dalle Sue parti, senza un solido motivo. Però sarebbe interessante se da queste nostre righe scaturisse uno scambio di pareri più ampio, sull’argomento.
        Grazie a Lei di continuare a darci spunti di riflessione non banali. Quanto bisogno ce n’è, in un mare di pochezza!
        Mi congedo affrendoLe i miei ossequi (usato apposta, in vece di Best regards).
        Gino

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