Archivi categoria: Libri

Loriano Macchiavelli ha pubblicato fin dal 1974 molti libri. Tra questi spiccano quelli di genere poliziesco, con protagonista il suo personaggio più noto, Sarti Antonio. Altri libri li ha scritti a quattro mani con Francesco Guccini e con Sandro Toni. Dai romanzi e dai racconti della sua ormai vasta produzione sono stati tratti telefilm, sceneggiati televisivi e radiofonici.

Guccini, Macchiavelli e Fois al teatro Manzoni Bologna

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.

Evento in collaborazione con Librerie.coop Ambasciatori.

www.tempodaelfi.it

 

ANCORA A PROPOSITO DI TEMPO DA ELFI.

Succedono strane cose nel mondo virtuale.
Per esempio, l’elfo Riccardo Clemente (chi rappresenti lo leggerete in calce alla sua elettromissiva) scrive questa commento al romanzo Tempo da elfi, uscito da pochi giorni e scritto da Francesco  e dal sottoscritto. Lo intitola INFAMANTE e lo trovate su Amazon, nello spazio dedicato al nostro romanzo.

Come Elfo, ed anche come Presidente della rete Italiana dei villaggi ecologici sento che questo libro è incredibilmente diffamatorio!!!!!
Nel suo trailer parla di gente con la scabbia, di cani malnutriti. Ma quando? Forse 20 anni fa?
Ma si è preso la briga di venirci a visitare?
Lei parla e scrive di una realtà con 36 anni di storia, senza essersi preso la briga di consultarci, usando il nostro nome è raccontando storie che sarebbero i brividi a chiunque. La realtà degli Elfi, di cui sono enormemente orgoglioso, è una storia di un modello di società alternativo, basato sul cerchio e l’uguaglianza tra i suoi membri, dove c’è una creatività ed arte invidiabile a molti. Gli Elfi si stanno prodigando nel portare questo messaggio attraverso la rete italiana ed il GEN ( Global Ecovillage Network) nei vari ecovillaggi europei.
Nella comunità si svolgono workshops Di comunicazione non violenta, si pratica il parto naturale, c’è una scuola familiare per i bambini.
E lei sputa sentenze su di noi?
Vergogna.
Riccardo Clemente
Copresidente della RIVE.

Preoccupato per quanto letto, mi sono chiesto che accidenti avesse pubblicato l’editore e ho riletto il romanzo. Non ho trovato elfi con la scabbia né cani malnutriti. Non ho trovato elfi maltrattati e malgiudicati, non ho trovato sentenze sputate o da sputare. Ho trovato, invece, un grande rispetto per le scelte degli elfi, per il merito di aver ripopolato i borghi di montagna abbandonati da anni, per le loro abitudini e per il loro prezioso lavoro a salvaguardia della nostra montagna, per i bambini che tornano a correre sui sentieri dell’Appennino, come faceva un tempo il Guccini Francesco consumandoci i sandali nuovi.
Per informazione dell’elfo Riccardo: abbiamo, Francesco e io, visitato loro villaggi, intervistato molti elfi trovando una disponibilità rara per i nostri tempi.
Allora, elfo Riccardo, VERGOGNA di che?
La vergogna che lei ci invita a provare, la rimando al mittente con questa aggiunta: non sarà che lei ha letto un altro romanzo? Dia una controllata al titolo e agli autori.

Un’altra elettromissiva, sempre su Amazon. Questa, per fortuna, molto più garbata e riflessiva ma che merita una risposta.
Il titolo: bello (grazie), assolutamente consigliato ma…
Elena il 24 settembre 2017
trama avvincente, descrizioni bellissime e spesso molto poetiche. personaggi con gran carattere, veri, umani, solo una cosa mi lascia perplessa: alcune descrizioni sono state riprese quasi fedelmente dal primo romanzo, una scelta che mi sta dando un po’ da riflettere…

Cara Elena, nei romanzi seriali i personaggi ricorrenti e le descrizioni di luoghi, anch’essi ricorrenti, vanno riproposti per i lettori che li incontrano per la prima volta. Francesco Guccini e io abbiamo deciso di riproporli come li abbiamo presentati nel primo romanzo (nel caso, Malastagione, Mondadori, 2011). Non lo facciamo per scrivere meno, Elena. Lo facciamo per ricordare anche ai lettori affezionati che quelli erano i personaggi e i luoghi che già hanno conosciuto nei romanzi precedenti. Usare le stesse parole (quasi), facilita il ricordo.
Ti ringrazio per leggerci e per l’attenzione che ci metti.
Al prossimo romanzo.
Macchia.

https://www.facebook.com/GiuntiEditore/videos/1604322746287375/

L’Archivista. Sprezzante come sempre, è in libreria.

Poli Ugo, archivista della Questura di Bologna, vice ispettore aggiunto, è tornato.
Ma dove ?
In libreria.
Quello che L'archivista - Giallo Mondadori 1981archiviava ancora a mano le pratiche dei colleghi ?
Sì, lui e sì, a mano. Perché nell’81 di computer ancora non si parlava e il cellulare era solo quello con 4 ruote, il volante, la porta con le sbarre e il catenaccio.
Poli Ugo, ma sì, dai, mi ricordo benissimo, quello che i colleghi chiamavano “lo zoppo”.  Ma prega che non sentisse, sennò… dava di matto e  ti spaccava la zanetta in testa.
Chi segue questo sito sa chi è, lo ha conosciuto grazie al romanzo L’archivista, Giallo Mondadori n.1717 – 1982. Lo conosce e non lo dimentica neanche chi ha visto il film dal medesimo titolo, quel L’archivista girato per la regia di Guido Ferrarini, interpretato da Flavio Bucci e trasmesso su RAI UNO nell’88.
Vero, vero. Ne parlavamo giusto nel post precedente.
Ohi, è vero sì, quel Poli Ugo… Che bestia ! E mentre dico così chiedo scusa alle bestie. Lo ritroviamo anche nelle pagine di Sarti Antonio e il malato immaginario, con le illustrazioni di Magnus, nientemeno.
Un personaggio odioso, sprezzante, cinico e cattivo, ma sul serio, mica quei burattini di Hollywood.
Chi ha detto malevolo ? Esatto !
Poli Ugo vede la luce nel 1981. E ha un passato pesante, alle spalle. LìArchivista ristampa 2016 Einaudi Stile libero BIGNon è colpa di Macchiavelli. I tempi erano quelli che erano,  c’era stata la bomba in stazione e la fine delle pie illusioni di una Bologna da cartolina. Oggi i tempi sono maturi per farlo tornare. Tornano l’egoismo, la misoginia e la misantropia, la crudeltà e la supponenza di un sicuramente bravo investigatore, per carità. Fu relegato a gestire l’archivio dopo un incidente con l’auto di servizio.  Stava facendo la scorta a un politico, pare. Uno di quelli che allora contava. E per un bel po’ d’anni. Fu lì che ci rimise la gamba. Incidente  dai contorni poco chiari. Anzi, chiari per niente. Ma certe cose vanno così.   Relegato da quel fetente di Raimondi èverocomesidice Cesare, il superiore di Sarti Antonio, a fare il burocrate , invece dell’investigatore. Lo hanno fatto incazzare del tutto.  Non che fosse una pasta d’uomo neanche prima.
Ti dico l’ultima: l’editore non lo voleva stampare quel romanzo. Un poliziotto troppo fascista, non va mica bene. No, no, non se ne parla, dissero alla Garzanti. Poi ci furono la Uno Bianca e i fatti di Genova, la Diaz. E dovettero dar ragione a Macchiavelli.
Ben, come al solito: ma cos’ha, lui lì, Loriano, una sfera di cristallo, in casa? Comunque, che personaggio, quel Poli Ugo lo zoppo. Le Fotogramma 1 dal film L'archivistainchieste prima o poi passano tutte dalle sue mani. Ovvio: è lui  l’archivista. Così, se gli arriva un caso insoluto che lo ispira, ne approfitta per indagare da sé. Trovata a modo suo la soluzione, archivia.
Come, archivia ?
Sì, bada, risolve i casi e non dice niente a nessuno, né ai colleghi né ai superiori !
Che soggetto. E quando dico a modo suo, quale sia il modo meglio non farlo sapere in giro, te lo dico io.
Hai ragione: una bestia.
Come diceva pure ? “Vogliono che archivi ? E io archivio !!”
Sì, sì, è vero ! Indimenticabile.
Poi alla direzione della collana Mondadori arrivò Oreste del Buono, lesse il romanzo e lo pubblicò: Anzi, disse al Macchia: Questo personaggio farà strada. L’unica volta che l’OdB si sbagliò.
Ma non è detta l’ultima parola…
Per chi se lo fosse perso, c’è rimedio. Basta andare in libreria, oppure ordinare via internet. Trovata la ristampa de L’archivista – 31 maggio 2016 – Einaudi, collana Stile Libero BIG – ancora calda e profumata di rotolito la compra, la porta a casa, la legge e stupisce. Effetto garantito.
Ancora perplessi ? Benissimo, c’è la postfazione al libro dello scrittore e giornalista Tommaso De Lorenzis; in confidenza, l’han messa nelle pagine del blog Giap! dei Wu Ming. La presenta Wu Ming 4 e si intitola Il ritorno de “L’archivista”.
Cliccato sul link ? Visto ? Sì, lo so che letta prima del libro diventa una prefazione ! E ancora non ci credete ? “Figuriamoci!” direbbe lo zoppo. Allora non vi resta che constatare di persona. Mano al libro, dunque.
Si ricomincia. Dagli anni ’80. Da dove, sennò ?
Vero. In fondo è da là che veniamo.

Sgumbei2011

PER UMBERTO ECO

Lo celebrano tutti: accade quando si muore. Di lui ho anch’io un modesto aneddoto. Lo conobbi alla Cineteca comunale quando la frequentava per i suoi studi, lui giovane e io di due anni più giovane di lui. Lo incontrai molto tempo dopo, lui era UMBERTO ECO e io il solito di sempre, in occasione della stampa del mio romanzo La rosa e il suo doppio. L’editore de Il nome della rosa non mi concedeva la liberatoria per alcuni personaggi del mio romanzo, rubati al romanzo di Eco. Andai a trovare il professore al Dams (allora in via Guerrazzi) e gli chiesi di intercedere presso Bompiani. Avevo con me il manoscritto e glielo volevo dare in lettura. Mi rispose, serio, che non aveva né tempo né voglia di farlo. Poi, forse vedendo la mia espressione (allora mi accendevo con poco), mi sorrise e  aggiunse: “Non ce n’è bisogno, conosco i suoi lavori e mi fido. Mi dirà qualcosa mentre andiamo alla stazione. Non voglio perdere il treno.”
Da via Guerrazzi  alla stazione quasi di corsa. Andava come un treno. Non sapevo che altro raccontargli e mi aiutò. “Come mai le è venuto in mente di usare il mio romanzo per scrivere il suo?”
“Ho messo in pratica quello che lei fa dire a Guglielmo da Baskerville a pagina 319, primo capoverso…”
“E cosa gli faccio dire?”
“I libri non son fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuol dire… Con quelle parole lei ha scoperto le carte e io ne ho approfittato per scrivere i risultati della mia…” e stavo per aggiungere indagine, ma mi interruppe di nuovo. “Basta così, ho capito.”
“Faccia buon viaggio, professore.”
“Faccio sempre buon viaggio” e sparì, inghiottito da un atrio della stazione pieno di viaggiatori. Rimasi a guardare la gente che entrava e usciva, ansimando.
Una settimana dopo mi arrivò la liberatoria della Bompiani. Tono della lettera sostenuto e la sostanza era: “Se fosse per noi, il suo romanzo non vedrebbe mai la stampa, ma il Professore…”.
Grazie per allora, Umberto. E scusa la confidenza di oggi.

Anteprima – Noi che gridammo al vento

noi che gridammo al vento - Einaudi Stile libero BIG - 2016
Renato Guttuso – Occupazione delle terre incolte in Sicilia – olio su tela – 1949-50 / Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister © SIAE 2015. (foto Akg-images/Mondadori Portfolio) / Progetto grafico di Riccardo Falcinelli

 

 

«Alto nel cielo era il sole. E tiepido come oggi. E c’era vento, quel giorno a Portella. Un vento che agitava le bandiere, sfumava musica e canti e, inascoltate, disperse le nostre grida».

Dovremmo esserci.
Il romanzo pensato nel 1989 e rimasto progetto e che avrebbe completato la trilogia dei segreti italiani, pare sia arrivato al traguardo. Che sarebbe la libreria. Ci sarà il 5 gennaio 2016.
Dire che si soffre scrivendo un romanzo mi pare un’assurdità. Non l’ho mai neppure pensato. Se dovessi soffrire nello scrivere, avrei cambiato mestiere fin da piccolo. Si soffre facendo il minatore, il muratore, il disoccupato… Scusate, l’esodato o cassintegrato o in lista d’attesa o aspettando i fondi per gli investimenti…
Insomma, non ho mai sofferto davanti alla macchina per scrivere, un tempo, davanti al computer oggi, davanti a chissà quale diavoleria, domani.
Ma, giuro, ho sofferto ascoltando le voci dei ragazzi presenti a Portella della Ginestra quel Primo Maggio del 1947. Adesso hanno dagli ottanta in su. Mario Nicosia ha passato i novanta. E ricordano ancora con una lucidità che stupisce (il terrore resta vivo nella memoria) le raffiche del Breda di Salvatore Giuliano e i colpi di fucile e dei mitra dei banditi che lo hanno aiutato nella mattanza degli innocenti.

Questa la storia.

Il romanzo non racconta quell’avvenimento. Racconta degli uomini che solo per fortuna non sono morti lassù. Racconta dei ragazzi di allora che avevano
“la bocca piena di sole”
e che poi si sono trovata
“la bocca piena di terra
e d’erba, e di sangue,
e di sassi, di Portella della Ginestra”
come scrive Francesco Guccini nella splendida poesia che mi ha regalato per il mio romanzo.
Racconta cosa è rimasto oggi di tutti loro.
E cosa è rimasto di noi che di là veniamo e come
“di quelle lontane idee
oggi ancora alla ricerca verso Portella
andiamo…”
È un altro poeta che lo scrive, Franco Insalaco.

Mi hanno chiesto: Ma è un noir?
Sì, come la vita.

Il resto lo troverete nel romanzo Noi che gridammo al vento.
Il 5 gennaio 2016 in libreria grazie a Einaudi, nella collana Stile libero BIG.

A presto.
lor.