Questionario Proust

Il Questionario di Proust.

Così era stata intitolata, nell’estate del 2004, una serie di intervisteProust a un party immagine tratta dal sito Equipe Signal et Communications Université Paris-Est Marne-La-Valée ai più importanti scrittori noir italiani dalla signora Tecla Dozio, da molti definita “La Signora del Giallo italiano”. Le interviste furono messe in onda su Radio 24, network radiofonico del quotidiano Il Sole 24 ore e contemporaneamente inserite sul sito del medesimo network.

Il questionario, chiamato di Proust perchè pare andasse molto di moda nei salotti frequentati dall’illustre letterato, è una serie di domande secche e sempre uguali a cui ognuno, in base alla proprie esperienze, idee, convinzioni personali darà risposte le più diverse. Oppure uguali. Il gioco consiste nel confrontare le risposte date a ciascuna domanda e tracciare un profilo delle distinte personalità dei partecipanti.
Loriano Macchiavelli stette volentieri al gioco e quello che segue, sembrandoci un corollario alla sua biografia, l’abbiamo inserito come appendice.

Trattandosi di un gioco, vi auguriamo buon divertimento.
Suggerimento: provate anche voi, a casa, con gli amici. Nelle serate invernali come sulle spiagge assolate delle vacanze è un modo diverso e simpatico di socializzare. E scoprire di più sui vostri amici.

f.z.

Nota dell’Autore
Questionario Proust: l’ho riletto e mi sono chiesto se le risposte le ho date io.  Se sì, ero proprio bravino e aveva ragione la Renata a darmi sei meno. Ho fatto una veloce ricerca:  si tratta di un questionario preparato dalla signora Tecla Dozio, titolare, quando esisteva ancora, della libreria del giallo di Milano; esperta di letteraura di genere, organizzatrice di convegni, collaboratrice di case editrici e una quantità di altre cose la più importante delle quali: essere stata grande sostenitrice di giovani autori, molti dei quali lanciati da lei. Io non sono nel numero perché, quando ero giovane, Tecla andava ancora a scuola. Il questionario venne da Tecla inviato a tutti i maggiori scrittori di genere e le risposte vennero poi pubblicate, una ogni settimana da Radio 24.

loriano

Il Questionario Proust di Loriano Macchiavelli

Il tratto principale del suo carattere?

Non ne sono sicuro, ma temo sia la pazienza.

 La qualità che preferisce in un uomo?

Una cosa molto banale: l’onestà. C’è dentro tutto.

 E in una donna?

Lo stesso.

Il suo principale difetto?

Qui sono sicuro: la pazienza. Assieme all’onestà, la pazienza, oggi, è considerata un difetto.

Il suo sogno di felicità?

Scrivere quello che voglio, quando voglio. E pubblicare, se no diventa frustrazione. Con tutto quello che la frustrazione si porta dietro.

 Il suo rimpianto?

Di rimpianti, nella mia vita ce ne sono tanti. Troppi e così non so da quale cominciare. Né quale sia il più rimpianto dei rimpianti.

L’ultima volta che ha pianto?

Facciamo le ultime due? E senza far ridere il prossimo, che,oggi come oggi, avrebbe ben altri motivi per piangere. Ho pianto riascoltando, dopo anni e anni, tanti che me l’ero dimenticata, la canzone di Guccini Eskimo. Ci ho ritrovato le speranze della mia gioventù e poi le illusioni, le delusioni, i rimpianti per come poteva essere e non è stato, la rabbia per un mondo che non mi voleva, una rassegnazione che non arrivava. Non è ancora arrivata.
La seconda ultima volta e poi non piangerò più per queste sciocchezze, è stato a mezza costa del monte di Salvaro, là dove sono nato e ho cominciato a sognare guardando il fiume, più sotto, nella valle. Ci sono tornato qualche mese fa. Si chiama Ca’ de’ Schiavi. Ho visto la casa e l’aia; il bosco, subito alle spalle; mi sono visto giocare assieme ai miei amici d’infanzia arrampicandomi su cataste di munizioni abbandonate dalla guerra… E poi, di colpo, un groppo alla gola. Ma come? È stato pochi giorni fa e adesso ne ho settanta e passa? Cos’è successo?
Il groppo è diventato pianto quando, scendendo a valle, sono passato davanti alla Villa, davanti alla porta della cantina che dà sulla strada. Una porta screpolata dal tempo, scrostata e chiusa. Lì dentro sono morti, spiaccicati contro il soffitto dall’esplosione di un proiettile d’artiglieria che stavano smontando per ricavarne qualche soldo, due miei amici. Non li ho più visti. Loro sono rimasti là.

L’incontro che le ha cambiato la vita?

L’incontro con mia moglie, lo scricciolo che sembrava e la straordinaria forza che ha dentro e che mi ha trasmesso. Senza di lei…

Sogno ricorrente?

Questo è ridicolo e non so spiegarmelo. Sogno spesso, un po’ troppo per essere normale, D’Alema. Sì, Massimo, l’onorevole.

Il giorno più felice della sua vita?

Sono un uomo fortunato e confesso che ne ho vissuti di giorni felici. Sceglierne uno è difficile. Dico il 19 luglio del 1964. Capisca chi può.

E il più infelice?

Qui la scelta è ancora più difficile. Sono una persona normale e quando perdo quelli che amo, soffro le pene dell’inferno. Ne ho persi molti.

La persona scomparsa che richiamerebbe in vita?

Ce ne sono molte di persone che richiamerei in vita, se fossi Dio. Mio padre è uno. E anche Bertolt Brecht. Per fargli vedere giorni ben più bui di quelli che ha descritto lui nella poesia Ai posteri. Comincia così: Veramente io vivo in tempi oscuri… Era il 1939. Nel 2007 i giorni che viviamo noi sono più scuri ancora, caro BB.

Quale sarebbe la disgrazia più grande?

Che il mondo continuasse a andare come sta facendo oggi e quelli che lo comandano non capissero che è ora di darci un taglio. Grande, ma proprio grande grande.

La materia scolastica preferita?

L’italiano, anche se Renata, la mia professoressa, bella e preferita, mi dava solo sei meno nei temi. C’è da dire che era il massimo cui arrivava. Per i miei compagni c’era il cinque meno e sotto.

Città preferita?

Una volta c’era. Adesso non c’è più.

Il colore preferito?

C’è da chiederlo? Il giallo. Per seguire le mode dovrei dire noir, ma il nero mi piace meno.

Il fiore preferito?

Il piscialetto (tarassaco – n.d.r.) perché ha il fiore giallo (vedi sopra) e perché poi si trasforma in bellissime piume che si disperdono con un soffio.

Bevanda preferita?

L’arneis.

Il piatto preferito?

Quello di Bertoldo: una scodella di minestra nei fagioli, come dicono dalle mie parti.

Il suo primo ricordo?

Il primo incontro con mio padre. Se n’era andato in Africa a lavorare che io ero appena nato. Al paese non gliene davano, di lavoro, perché non voleva la tessera del fascio. Ricordo il giorno del suo ritorno. Avevo tre anni e la sua immagine è piantata nella mia memoria e resta lì, visibile come una vecchia fotografia appesa con una puntina al muro di casa e che ti viene davanti ogni volta che socchiudi la porta d’ingresso.
Poi un giorno, questo lo ricordo e oggi so che era passato più di un anno da quando mio padre se n’era andato, un giorno mia madre mi dice:
“Oggi pomeriggio arriva il babbo”.
Il sole è già tramontato dietro la collinetta che sta davanti all’osteria. A Camugnone il sole tramonta presto. Mia madre mi lava, mi asciuga, mi pettina, mi veste di nuovo come la domenica, mi prende per mano e usciamo di casa. Ci sediamo sul muretto della piccola passerella, mia madre ha gli occhi fissi sul passaggio a livello e io guardo le anitre giù, nel cortile del contadino. Poi:
“Ecco, quello è il babbo.”
L’uomo che è spuntato dalla siepe che divide i binari dai campi, sta immobile, in piedi subito passato il passaggio a livello, è alto come un gigante… O sono io che lo ricordo così.
Ha una valigia nella destra, il viso coperto da una barba nera, nere ha le mani e la poca pelle del volto che la barba lascia scoperta. Rivedo perfettamente gli occhi. Lucidi e brillanti. Adesso so che era per la febbre. Malaria. L’ho visto per mesi e mesi, dopo, sul letto, scosso da brividi che non se ne andavano, nonostante i tanti panni che mia madre gli metteva sopra. La malaria è fatta così: ti prende alla sprovvista e se ne va quando ne ha voglia.
“Corrigli incontro e abbraccialo.”
Non sono corso e non l’ho abbracciato, quell’uomo nero che non conoscevo. Ho nascosto il viso nella sottana di mia madre. Ma non ho pianto quando l’uomo nero mi ha sollevato, mi ha stretto e mi ha baciato.
Ho imparato a volergli un gran bene a quell’uomo che non era né nero né alto. Ma forte come un gigante e con un cuore grande come una casa.

Se avesse qualche milione di euro?

Lo darei in beneficenza, tanto non ce l’avrò mai. Mi chiedo come facciano quelli che ne hanno tanti da non saperli contare. Che soddisfazione c’è se poi soffrono di emorroidi?

Libro preferito di sempre?

Don Chisciotte. Ma solo perché non trovo più il mio primo libro, quello che mia madre mi comperò alla fiera di Vergato, su una bancarella. Avevo sette anni, sapevo leggere e lo preferii alla banana. O libro o banana, entrambi no, mi disse mia madre.

Libro preferito degli ultimi anni?

Don Chisciotte.

Autori preferiti in prosa?

Una valanga a cominciare da Emilio Salgari e del suo Corsaro Nero. Poi sono venuti Mark Twain con le avventure di Tom Sawyer. Poi la scoperta dei romanzi gialli… Poi Dostoevskij, Steinbeck, Faulkner, Pavese, Bulgakov, Buzzati, Pasolini, Calvino, Bacchelli… e via via tutti gli altri. Non in ordine di preferenza, che dovrebbero stare tutti sullo stesso piano, ma così, come mi vengono alla mente.

Poeti preferiti?

Tanti e sconosciuti. Mi piacciono lo stesso.

Cantante preferito?

Anche qui non c’è da chiederlo: Francesco Guccini.

Il suo eroe o la sua eroina?

La mia eroina: Francesca da Rimini.

I suoi pittori preferiti?

Mi piacciono moltissimo gli espressionisti. Lo so, sono antiquato, ma che ci posso fare?

La trasmissione televisiva più amata?

La verità? Nessuna. La televisione, così com’è fatta oggi, mi fa schifo. Di tutte le cazzate che dicono, non me ne interessa nessuna.

Film cult?

Anche qui ce ne sono una bella fila. Tanto per cominciare, non sono come Villaggio: a me La corazzata Potemkin piace ancora. Sarà perché l’ho vista solo due volte e la prima mi si piantò negli occhi e sta ancora lì. E se c’è chi si è messo a ridere, se la vada a rivedere che poi ne riparliamo. E magari facciamo un confronto con… Scegliete voi quale Vacanza.

Attore preferito?

Gianni Cavina in Sarti Antonio, un poliziotto, una città, ma purtroppo in Tv non ne fanno altri.

Attrice preferita?

Devo chiedere a Franca.

La canzone che fischia più spesso sotto la doccia?

Non so come si faccia a fischiare sotto la doccia. Ci ho provato, ma esce un gorgoglio che non è né un fischio né un fiasco.

Se dovesse cambiare qualcosa nel suo fisico, che cosa cambierebbe?

I piedi perché il destro tende verso il centro. Mi va meglio il sinistro, ma non si può avere tutto.

 Personaggio storico più ammirato?

La storia ci ha tramandato molti personaggi spacciandoceli per importanti. Ammiravo molto Bertoldo. Fino a quando qualche maleducato mi ha detto che non è mai esistito.

Personaggio politico più detestato?

Oggi c’è solo l’imbarazzo della scelta. Me ne vengono tanti che non basterebbero le battute concesse.

Il suo primo amore?

Non me lo ricordo più.

Quel che detesta di più?

La presunzione.

Se non avesse fatto il mestiere che ha fatto?

Sarei stato un povero infelice.

Il dono di natura che vorrebbe avere?

Occhi senza occhiali.

Il regalo più bello che abbia mai ricevuto?

Un bel paio d’occhiali.

Come vorrebbe morire?

Chi ha detto che dovrò morire per forza?

Stato d’animo attuale?

Euforico: Tango e gli altri sta andando alla grande.

Le colpe che le ispirano maggiore indulgenza?

La povertà. Sì, perché, da quello che passa oggi il convento, pare che la povertà dipenda solo da chi è povero e quindi se uno è povero, è una sua colpa.

Il suo motto?

Non ne ho, ma se dovessi sceglierne uno sarebbe: Dio me l’ha data e guai a chi la tocca. Non so a cosa si alluda con la cosa, ma mi piace perché posso pensare alla cosa che più piace a me.

2 commenti su “Questionario Proust”

  1. Maena, mi dispiace avere letto solo oggi il tuo commento. Stavo terminando di scrivere il mio ultimo (per ora) romanzo ed ero piuttosto impegnato.
    Ti ringrazio. Anch’io non ti conoscevo, non ti conosco ancora, ma posso dire che anche tu sei grande. Visto che hai apprezzato i miei commenti.
    Ciao.
    loriano

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Sito ufficiale di Loriano Macchiavelli, scrittore