Il signor deputato (deputato alla tutela della lingua italiana?) Rampelli intende presentare in parlamento la proposta di legge che vieti l’uso di parole straniere nei dialoghi (anche in famiglia?) e negli scritti (anche fra innamorati?). Per ora non è previsto l’arresto per chi contravvenga. Multe da 5 mila a 100 mila euro. Suppongo che l’entità della multa dipenda dalla lunghezza della parola straniera pronunciata o scritta.
L’idea, se non fosse drammaticamente legata al fascismo (che non c’è più, come assicurano i fascisti), farebbe ridere.
Un ritorno all’antico quando, alle elementari, la signora maestra si affannava a istruirci sulle parole da usare al posto delle PROIBITE. Anche fra noi bambini.
Ecco alcune delle baggianate suggerite.
Borderaux – color barolo (stagionato quanti anni?)
Brioche – brioscia (che può fare rima con coscia)
Buenos Aires – Buonaria (l’apostrofo è a discrezione)
Casinò – casino (che etichetta bene quei tempi)
Champagne – sciampagna (tipo: vado in sciampagna)
Chiave inglese – chiave morsa (non si dice morsicata?)
Cocktail – bevanda Arlecchino (tanto per metterla in maschera)
Cognac – Arzete (che potrebbe essere qualunque cosa, anche brutta e cattiva)
Cotillons – cotiglioni (di solito: “non mi rompere i cotiglioni”.
Alla prossima puntata, altri esempi dell’ignoranza linguistica dei tempi andati. Ma anche di oggi.
Li lasciamo fare o RESISTIAMO?
PS. E se, putacaso, dovessi parlare inglese dal fruttivendolo (che è magrebino e conosce solo l’inglese)? O dal tabaccaio (per chiedere un pacchetto di Gauloises o Gitanes)?