Nel decimo anniversario della morte di Stefano Tassinari voglio ricordarlo con una sua poesia, oggi che abbiamo dimenticato un passato di tragedie e ci preparano un futuro di guerra. Leggetela e soprattutto ricordate da dove veniamo.
Ti ricordi, America
le vite dissanguate di Mi Lay
i bambini senza volto
tenuti per i piedi dagli eroi
i tuoi
che riempivi di eroina
perché il cervello si staccasse dalla testa
e gli occhi dall’orrore
di bruciare i campi e le persone
che poi, per te,
erano solo musi gialli da stanare.
Ti ricordi, America
quel tuo scappare da Saigon
le facce attonite dei tuoi ultimi soldati
e gli elicotteri senza più denti disegnati
e napalm da tirare addosso ai contadini
e dignità, che quella mai ce l’hai avuta
di fronte a un mondo che per te ha uno stesso cielo
dove le stelle stanno insieme con le strisce
e il resto è solo terra da spianare
e popoli da conquistare
e una babele di culture che tu non puoi capire.
Ti ricordi, America
i gangster nei bordelli dell’Avana
e Kennedy eletto con i voti di Gencana
e poi gli stadi pieni di gente incappucciata
Santiago, Buenos Aires, Rio de Janeiro,
e i buchi sulla pelle di Guevara
la foto del trofeo di fine caccia
i tuoi che ridono alzandogli la testa
e lui che resta bello anche da morto
in fondo ai tuoi risvegli senza fiato.
Ti ricordi, America
i pozzi di petrolio incandescenti
i fuochi nelle notti di Bagdad
le gambe e le braccia ragazzine
disperse a grappolo sotto le rovine
dalle ogive dei tuoi chirurghi intelligenti
e da tutti i tuoi embarghi di stagione.
Ti ricordi, America
dei ponti separati di Belgrado
dei varî treni colpiti per errore
che tanto i serbi non parlano l’inglese
come gli afgani che sembran tutti uguali
dall’alto di un altrove senza pena
dentro il mirino che scivola nel buio
della vita sconosciuta alle tue carte
della vita che nemmeno sapresti pronunciare.
Ti ricordi, America
dell’improvviso orrore di un mattino
dell’aria impolverata di New York
che scende sugli sguardi impauriti
di chi nemmeno può pensare
che questa volta non è toccato agli altri
cercare gli innocenti sotto metri di terrore.
Peccato, America,
perché non hai capito neanche adesso
e allora fottiti, America,
per le tue guerre umanitarie,
le tue vendette corporali
il tuo Dow Jones che gioca all’altalena
il Ku Klus Klan, gli hamburger,
le pistole in ogni casa
le rappresaglie, i marines, le bombe sui civili
e l’inno cantato con la mano sul cuore
quando nemmeno sai, il cuore,
da che parte sta.
Fottiti, America.